Bilanci d’acciaio, Ast la più sbiadita dei big Ue: ecco perché Arvedi chiede profittabilità // Umbria24.it

2022-09-16 22:36:35 By : Ms. Alsa Hu

Summit sindacati-Castano, incremento produttivo di viale Brin resta tema caldo. Il commento di Magliocchetti (Federmanager)

I risultati conseguiti dai principali player europei dell’acciaio nel corso del 2021, col boom della domanda, e tenendo botta rispetto ai costi di energia e materie prime (che oggi espongono a rischio stop molti stabilimenti), fanno apparire Ast, quarto produttore dell’acciaio inossidabile del Vecchio continente, quello più sbadito in termini di risultato.

La profittabilità anelata La quasi contemporanea pubblicazione del bilancio Ast e quello dei principali competitors europei consente una lettura comparativa, che seppure con le differenze dovute al diverso range temporale (sotto l’egida Thyssen l’anno fiscale inizia il primo ottobre e termina a fine settembre), restituisce il significato profondo di alcune affermazioni del cavaliere Arvedi che, rispetto al sito ternano, annunciando diverse centinaia di milioni di investimenti, non fa altro che ripetere che l’obiettivo è la profittabilità. A una sintetica lettura dei principali indicatori economici, si percepisce in effetti tutta la necessità di Ast di migliorare redditività, volumi produttivi, capacità concorrenziale e dimensione adeguata. E proprio l’incremento delle tonnellate di acciaio fuso, con tutto quello che comporterà in termini lavorativi e sulla turnazione, dato che finalmente c’è anche la figura di riferimento al Personale, potrebbe essere al centro del tavolo tra sindacati e Castano, come peraltro preannunciato già alla vigilia del primo confronto tra le stesse parti. Anche se, rispetto ad allora, lo scenario internazionale è totalmente cambiato e non si è fatto mistero delle difficoltà che la guerra sta comportando anche per Arvedi.

Fatturato e utili Ma torniamo agli indicatori economici e in modo particolare prendiamo il fatturato che è poi anche un indicatore dimensionale. Quello di Ast, che supera di poco i 2 miliardi è 2,5 volte in meno di quello di Aperam, tre volte meno di quello di Acerinox e tre volte e mezzo in meno di Outokumpu (rispettivamente circa 5,1 mld, 6,7 mld e 7,7 mld ). L’Ebitda che misura la capacità di generare reddito prima degli ammortamenti, gli interessi e le tasse è pari all’1,5% del fatturato e si confronta con il 23,2% di Outokumpu, il 22,8% dell’Aperam ed il 14,7% di Acerinox. Il risultato netto pari a 53 milioni – in larga parte dovuto non alla gestione corrente ma partite straordinarie – si posiziona al 2,4% sul fatturato. La stessa voce è pari al 7,2% dei finlandesi, all’8,5% degli spagnoli e al 19% dei franco- lussemburghesi.

Ast nel panorama europeo «Che l’azienda ternana fosse dimensionalmente la più piccola delle realtà produttive europee – commenta l’esperto di siderurgia Augusto Magliocchetti di Federmanager Terni – era cosa nota, ma l’andamento di un anno eccezionale come il 2021 ha scavato un solco ancora più grande in termini di capacità competitiva accelerando la necessità di riequilibrarne la presenza specie sui mercati europei ed extra europei. In questo senso la nota critica sulla struttura commerciale che Castano ha sottolineato nel suo intervento al consiglio Comunale aperto ci dà la cifra di una giusta preoccupazione. I nostri competitors, del resto, non si sono limitati a registrare risultati importanti ma hanno messo in atto, nell’anno, decisioni strategiche in un’ottica di medio periodo».

Le strategie degli altri player «Per esempio Acerinox – spiega Magliocchetti -, con l’acquisto della Vdm, ha privilegiato una strategia di verticalizzazione e di ampliamento del mix prodotti verso acciai più di nicchia ed a maggiore redditività. Aperam ha seguito un percorso opposto e con l’acquisizione della Elg (uno dei principali trader del rottame) ha potenziato il suo upstream concentrandosi sul versante dei costi delle materie prime in un’ottica di parziale autosufficienza. Outokumpu punta sui mercati americani e con il netto miglioramento delle performance di Alabama si pone l’obiettivo di breve termine di permettere agli impianti statunitensi di superare la redditività degli analoghi europei».

L’analisi di Augusto Magliocchetti Per Ast però questi dati sono maturati in una fase di transizione: «L’acquisizione da parte di Finarvedi – osserva Magliocchetti guardando al futuro di viale Brin – rappresenta una potenziale svolta per l’azienda del territorio. La toglie dal limbo cui era stata posizionata per cui era chiamata in causa quando si dovevano distribuire utili ma dimenticata quando si facevano scelte strategiche; la pone all’interno di un mondo industriale il cui fatturato (unito al proprio) le consente di posizionarsi in un ordine crescente nella graduatoria di scala; nell’immediato integra i processi di verticalizzazione sia con il settore tubi ma soprattutto con quello di acciai inox di spessore ultra sottile; e infine se si realizzeranno le iniziative preannunciate, potrà migliorare il mix prodotti riducendo i costi fissi grazie ad un volume produttivo più vicino ad un tasso adeguato di utilizzazione degli impianti a caldo».

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